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“Non sono più tua amica!”

Aggiornamento: 18 feb 2023


Ieri ero al parco con la mia famiglia. Mentre il cane fiutava gli odori, noi tentavamo di osservare da terra verso l'alto sugli alberi gli scoiattoli che, sgranocchiando le ghiande, le lasciavano cadere giù, quando ci è passato accanto un gruppo di mamme e bambini: mia figlia 2enne aveva in mano una ghianda e guardava a terra, così uno dei bambini, vedendola, si è chinato a terra anche lui cercando, presumo, un qualche piccolo tesoro da raccogliere, ma la mamma l'ha inseguito e strattonato dicendogli "Vedi di finirla che se ti sporchi te le meno!", così il bambino si è "rimesso in carreggiata" e ha proseguito. Poco dopo, raggiungendo lo stesso gruppetto di bambini, più grandi di lei di qualche anno, mia figlia gli si è avvicinata attratta come una farfalla dalla luce. Li osservava con interesse, dapprima a qualche metro di distanza mentre poi, spinta dalla curiosità verso il gioco che stavano facendo, dondolarsi alla sbarra appesi con le mani, si è avvicinata fino a entrare nel loro spazio di gioco. Subito la mamma di una delle bambine l’ha sgridata davanti alle altre intimandole di spostarsi e di far spazio a mia figlia che cercava di inserirsi nel gioco, dicendole di staccarsi dalla sbarra con cui stava giocando per spostarsi a una di quelle lì accanto. A testa bassa e senza replicare la bambina le ha obbedito e ha ripreso a giocare con la sua amichetta. Pochi secondi dopo, un’altra mamma ha ripreso con tono di voce alto e autoritario lo stesso bambino di prima (quello della ghianda) per qualche altro motivo che purtroppo mi è sfuggito. E ancora, osservando la scena a debita distanza, ho sentito una delle due bambine dire all’altra “Spostati dai, fammi appendere qui!”, e l’altra rispondere “Aspetta, fammi giocare ancora.”, al che la prima di rimando le ha intimato “Spostati o non sono più tua amica!”. Risultato? Subito la seconda bambina si è spostata. A quel punto l'atmosfera si stava facendo tesa, ho iniziato a riflettere e a chiedermi: quanto del comportamento dei nostri figli dipende da schemi di imitazione di nostri comportamenti quotidiani? Quanto delle parole di quella bambina (“Spostati o non sono più tua amica!”) sono davvero farina del suo sacco e quanto sono il frutto di schemi ricattatori ripetuti, e ripetuti, lo specchio di atteggiamenti vissuti e rivissuti quotidianamente con gli adulti di riferimento? Ho iniziato a chiedermi se siamo consapevoli di quanto il nostro esempio incida sul comportamento dei nostri figli e, se si, quanto lavoro di informazione, conoscenza, cambiamento, siamo disposti ad affrontare per fornire loro un esempio migliore. Quanto lavoro di autoriflessione su noi stessi? Quanto siamo in grado di metterci in gioco per loro? Ecco, voglio lasciarvi con questi interrogativi, lanciando come una monetina in aria qualche parola chiave che possa essere di spunto: educazione tradizionale, autoritaria, rigida versus educazione consapevole, dolce, rispettosa; obbedienza incontrastata versus pensiero critico; ricatto versus accoglienza; libertà di esplorazione, di relazione, di apprendimento versus continue limitazioni e indicazioni.

“Vieni amore, concludi il tuo gioco e poi andiamo che dobbiamo tornare a casa a cucinare per la cena!”, “Guarda in cielo, sta passando un aereo… ti va di correre che proviamo ad inseguirlo per vedere se riusciamo ad essere veloci come lui?” Ecco, così ho portato via mia figlia dal parco giochi, senza pretese, senza traumi, senza intimidazioni, senza ricatti ma soprattutto, coltivando il rispetto verso il suo essere bambina. Perché non sto crescendo solo una bambina, ma un futuro adulto di domani. E sinceramente, ne sento tutta la responsabilità.

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